Il Verde

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Il Blu
20 Aprile 2011
Il Rosso
20 Aprile 2011

” Per lor maladizion sì non si perde,
che non possa tornar, l’etterno amore,
mentre che la speranza ha fior del verde. ”
( Dante, Purgatorio, canto III )

Il verde è il colore delle foglie, dei prati, dei boschi, è il colore della clorofilla, il colore della natura. Così, dalla sua quotidiana esperienza, l’uomo ha trovato analogie e somiglianze tra i propri vissuti e la crescita della vegetazione, sia nel suo ciclico sviluppo stagionale che in quello più continuativo delle piante sempreverdi. Il flusso lineare di quest’ultime, ad esempio, si collega all’umanissima aspirazione di longevità, d’immortalità o gloria perenne come dimostrano le palme sacre ai babilonesi, il vischio tra le popolazioni celtiche (chiamato uileiceadh, “quello che guarisce tutto”) e l’alloro delle civiltà greco-romane.

Roma divina, a Te sul Campidoglio
dove eterno verdeggia il sacro alloro
a Te nostra fortezza e nostro orgoglio, ascende il coro.
Salve Dea Roma!
(Orazio, Carmen Saeculare, I sec a.C.)

Inoltre, come scrive Marie-Louise Von Franz (1978), il verde è anche ” il grande sofferente ” poiché l’arrivo del freddo e gli animali che divorano la vegetazione, minacciano continuamente la natura, la quale, però, in silenzio ricresce. E’ proprio questo flusso ciclico l’elemento che colora, nei momenti di difficoltà, i vissuti di rigenerazione e rinnovamento. Nei climi temperati o nelle zone ricche di acqua, infatti, il verde è il colore che, dopo il rigido e freddo inverno, contraddistingue la primavera e la connessa rinascita vegetativa: la linfa vitale torna a scorrere nei tessuti vegetali, le piante si liberano degli involucri protetti e la natura tutta emana nuova vitalità.

“Echo la primavera che l’cor fa rallegrare,
temp’è d’annamorare e star con lieta cera.
No’ vegiam l’aria e l’tempo
che pur chiam’allegreça.
In questo vago tempo
ogni cosa è vagheça.
L’herbe con gran frescheça e fior coprono i prati,
e gli albori adornati sono in simil maniera.”
(F. Landini, Antica Ballata, 1325-1397)

E’ facile immaginare come il risveglio del mondo vegetale, soprattutto nei secoli passati, invitava alla speranza di un buon raccolto che avrebbe assicurato le riserve alimentari con le quali sopravvivere nei freddi e tetri mesi invernali; ed è proprio questo il sottofondo emotivo del verde che tutti conosciamo, quello che proverbialmente rappresenta la speranza di rinnovamento. Nel suo significato più profondo, dunque, il verde è la primavera dei sentimenti, è la resurrezione della vita dopo la morte, come la terra che, dopo l’inverno, si risveglia nuovamente in primavera. In ambito cristiano, nella pittura medioevale, veniva spesso dipinta in verde la croce di Cristo, in quanto immagine di resurrezione e rigenerazione del genere umano e simili a questi vissuti, appaiono i significati di numerose divinità primaverili. Ad esempio, verde era rappresentato il dio babilonese Tammuz, che trascorsi agli inferi i mesi oscuri e risaliva a primavera per ricongiungersi alla dea Ishtar, oppure il dio dell’agricoltura e della vegetazione Osiride, il Grande Verde, ucciso in inverno dal fratello Seth, risorto in primavera con l’aiuto della sorella-sposa Iside. Dove il verde è poco presente, come tra le popolazione desertiche dei territori arabi, invece, tale colore esprime l’idea stessa della vita, poiché dove c’è vegetazione c’è sempre acqua. Ecco perché per i musulmani il paradiso (dal persiano pairidaeza, giardino) viene esperito come rifugio di frescura e vegetazione al calore e all’aridità desertica:

“ Tu non vedrai che un ricco giardino e un verde orto di splendente bellezza, incanti che trasportano i cuori e colmano lo spirito di chi è vicino e di chi è lontano: alberi che spuntano in un attimo, mirti che diffondono il loro profumo, acqua che dovunque scorre. Il giardino appare nei suoi abiti migliori, con un flessibile cinto […] con profumi freschi e soavi, non con erbe secche e deboli, non con alberi vecchi. ” ( M. J. Rubiera y Mata )

Carico di siffatte valenze, il verde diviene per eccellenza il colore dell’Islam, il colore della salvezza, come quella raggiunta dalla mitica figura di Al Khadir (il verdeggiante ), una volta arrivato alla sorgente della vita.
In quanto colore appartenente precipuamente alla natura e quindi “non umano”, oltre ad essere rigenerazione, il verde può anche colorare vissuti di degenerazione, nel suo significato etimologico di allontanamento dalle qualità morali e dai valori della propria natura. Il verde, allora, diviene per eccellenza il colore “altro”, il colore di ogni essere minaccioso ed inquietante: nelle sue tonalità più scure, è stato spesso raffigurato Satana, il quale, come scrive Alida Cresti (2002) “ viene rappresentato sovente del tutto verde, secondo l’opposizione simbolica che trasforma il senso positivo della rigenerazione nel suo negativo di follia, di degenerazione morale”. In Egitto, inoltre, il mare era consacrato a Tifone, genio delle Catastrofi, espressione dell’immoralità e della follia, rappresentato nei tarocchi col corpo interamente dipinto di verde. Un allontanamento che può essere, oltre che morale, anche di ordine economico-sociale: ad esempio, l’espressione “essere al verde”, sinonimo del restare senza soldi, deriverebbe da un’antica usanza medievale che prevedeva l’accensione di una lanterna verde quando era pronto il cibo per una speciale categoria di poveri, i cosiddetti “vergognosi“, nobili decaduti che vivevano con estremo disagio la propria indigenza. Non sorprende, quindi, che una tale gradazione potesse esprimere una degenerazione anche di natura sessuale: nella Roma Imperiale, una particolare sfumatura del verde era usata nell’abbigliamento favorito d’alcuni prostituti effeminati che per questo erano chiamati “galbinati” (dal latino galbus, giallo tendente al verde) mentre nei paesi di lingua spagnola l’espressione viejo verde (vecchio verde) è riferita ad un anziano pervertito ed immorale, simile all’antica figura teatrale del senex amator, del vecchio amatore che si copre di ridicolo per rivaleggiare in amore con il giovane figlio. Infine, il verde, come la frutta acerba, è il colore delle fasi iniziali e giovanili della vita, dei principianti, delle persone in erba o del temine inglese greenhorn ( pivelli o novellini ). In questo caso, tale colore esprime ciò che non è ancora compiuto e completato, cui può appartenere il “divenire“, la spinta verso il futuro, come dimostra la giovane divinità verde azteca Xipe Totec, la quale crescendo si trasforma nel dio solare Huitzilopochtli.

 

Il Dott. Luca Coladarci, Psicologo-Psicoterapeuta a Frosinone, Fiuggi e Roma. E’ esperto di Ansia, Attacchi di Panico, Disturbi Sessuali Maschili e Femminili, Disturbi Alimentari (Anoressia e Bulimia), Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Dipendenza Affettiva, Depressione, Stress, Elaborazione Del Lutto, Disagi Relazionali, Dipendenza Da Gioco D’Azzardo, Mobbing, Cefalee, Bullismo e di tutte quelle situazioni esistenziali che tendono a bloccare il libero fluire della vita.