Il Marrone

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Il Bianco
20 Aprile 2011
Il Grigio
20 Aprile 2011

” E fue necessaria cosa che l’uomo
soprastesse al coltivamento della terra,
imperò che la terra è madre di tutte le cose ”
( Jacopo da Cessole, Libro de’ costumi, XIV sec )

Il marrone è il colore della terra, che si connette indissolubilmente alle polivalenti e ricche manifestazioni della Madre terra. Per comprenderne appieno il significato, della terra è utile distinguere l’aspetto cosmico da quello più propriamente elementare, tellurico (M. Elide, 1976). In quanto soggetto cosmico, in molte mitologie la terra è l’originaria sposa del cielo, dalle cui nozze sacre (hieròs gàmos) nasce tutto il creato: nella cosmogonia Inca, ad esempio, il mondo ha inizio dall’unione tra Pachamama, Madre Terra e il dio del cielo Pachacamac, così come nello Yi ching, la terra viene rappresentata dall’esagramma k’un, il ricettivo, quale perfezione passiva che riceve l’azione del principio attivo ch’ien. Come in queste, così in molte altre narrazione, la terra è il soggetto femminile e passivo dell’accoppiamento poiché nella sua accezione di elemento cosmico, essa è madre nel senso che è ricettacolo di esistenze, luogo in cui le esistenze stesse vengono collocate: non genera la vita, ma la riceve. Con l’avvento dell’agricoltura, invece, oltre al suo significato cosmico, la terra acquisisce anche quello più propriamente tellurico: non più unicamente ricettacolo di esistenze, ma diventa essa stessa elemento fecondo che produce e fa crescere esistenze dentro di sé:
L’esperienza fondamentale che riconosce nella madre la semplice rappresentante della Grande Madre tellurica ha dato origine a usanze innumerevoli. Ricordiamo, per esempio, il parto per terra (la “humi positio”), un rituale che si incontra spesso, dall’Australia alla Cina, dall’Africa all’America del Sud. Presso i Greci e i Romani l’usanza era scomparsa in età storica, ma non vi è dubbio che fosse esistita in un passato più lontano: certe statue di dee della nascita (Eileithyia, Damia, Auxeia) vengono rappresentate in ginocchio, nella posizione esatta della donna che partorisce direttamente sulla terra [..] Il senso religioso di questa usanza è intuitivo: il parto è la versione microcosmica di un atto esemplare compiuto dalla terra, e ogni madre umana non fa che imitare e ripetere l’atto primordiale della comparsa della vita nel grembo della terra: di conseguenza, ogni madre deve trovarsi in contatto diretto con la Grande Genitrice, per lasciarsi guidare da lei nel compimento di quel mistero che è la nascita di una vita, per riceverne le energie benefiche e trovarvi la protezione materna. Ancor più diffusa è l’usanza di deporre il neonato per terra. In Abruzzo è ancora praticata l’usanza di posare per terra il neonato appena lavato e fasciato. ” (M. Eliade, 1977)
I significati positivi presenti nel colore si collegano, dunque, in gran parte alla Madre Terra accogliente e ricettiva, e a tutte le connesse sfaccettature di fecondità, crescita, maturazione sino ad arrivare a vissuti di conforto e consolazione. Ragione per cui, la terra non è solo il grembo germinativo dell’esistenza, ma è anche il grembo cui ogni esistenza fa ritorno, poiché dalla Madre Terra la vita nasce e in essa muore, come evidenzia questo rituale funerario induista:

“ Ricevilo, Terra, accoglilo.
Coprilo con un lembo della tua veste
come una madre che protegge il figlio 
(Rig veda, Grhyasutra, 4, 1)

oppure in culture più vicine alla nostra:
“ Prostrandosi al suolo, Giobbe esclama:
Nudo uscii dal ventre di mia madre e nudo là tornerò
(Giobbe, 1:1-22)

Se nelle sue tonalità calde, il marrone si connette alla terra dispensatrice di frutti, al grembo portatore di vita, caldo, accogliente e confortevole, risulta non è estraneo a questo contesto anche un certo sapore erotizzato, poiché il rapporto con la madre-buona, nutrice e riscaldante, è sempre carico di eros: nella cultura giapponese, ad esempio, il marrone è anche il colore della seduzione, il principale colore dello Iki, ideale estetico talvolta tradotto con i termini chic, romantico e raffinato. Mentre le infinite altezze del cielo richiamano lo spirito, alla terra, con la sua superficie solida e tangibile, corrisponde anche una realtà più concreta dell’esistenza, il corpo fisico materiale: ” Il marrone è legato alla corporeità; corrisponde alla sensazione piacevole di una soddisfazione corporale sensoriale ” (M. Di Renzo, 1998). Quest’ultimo significato si amplia ulteriormente, considerando come il marrone sia anche il colore di un prodotto del corpo elaborato e digerito, il colore delle feci, che “da una parte è disprezzato e gettato via in quanto sporco e ripugnante, mentre dall’altra è considerato di pregio come l’oro, poiché è il miglior concime per favorire la crescita” (J. Jacobi). Per gli Aztechi, ad esempio, il peccato era associato agli escrementi, e la dea Tlazolteotl (la dea della terra) veniva definita “divoratrice di lordure” poiché faceva visita alle persone che in punto di morte le confessavano i propri peccati. Di convesso, nella mitologia indù, Shri era la divinità che presiedeva alla prosperità e alla fortuna, conosciuta con uno dei suoi epiteti come Karisin, colei che abbonda in letame.
Ma la figura della Grande Madre porta sempre con se i due aspetti contrapposti della madre e della matrigna, della fata e della strega, della madre buona e di quella cattiva, distruttrice e salvatrice. Nelle sue tonalità più fredde, allora, il marrone si connette alla terra-matrigna, alla nuda terra sterile, arida, avara e disseccata, alla terra che non nutre ma che produce fame e sofferenza. Per tali ragioni, nell’Antica Roma, la toga utilizzata dalla classi più povere e dalle persone accusate in tribunale era la marrone toga sordida (dal latino sordidussudiciume ), così come dello stesso colore appariva il saio dei servi della gleba, dei mendicanti e di tutti quelli che si umiliavano nella sofferenza e nella povertà. Ma anche di tutti quelli che avevano fatto della povertà e semplicità della nuda terra lo scopo di una vita, come San Francesco, il cui saio marrone esprimeva la forte dissonanza da una chiesa ricca e piena di splendore:” Alleluia, Francesco, povero e umile, entra ricco nel cielo, onorato con inni celesti  ” (Canto del Vangelo).

 

Il Dott. Luca Coladarci, Psicologo-Psicoterapeuta a Frosinone, Fiuggi e Roma. E’ esperto di Ansia, Attacchi di Panico, Disturbi Sessuali Maschili e Femminili, Disturbi Alimentari (Anoressia e Bulimia), Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Dipendenza Affettiva, Depressione, Stress, Elaborazione Del Lutto, Disagi Relazionali, Dipendenza Da Gioco D’Azzardo, Mobbing, Cefalee, Bullismo e di tutte quelle situazioni esistenziali che tendono a bloccare il libero fluire della vita.